Psicologia dell’automobilista
Spesso, mentre si sta guidando, capita di vedere dei comportamenti che difficilmente vedremmo in un contesto dove le auto non sono coinvolte.
Mi riferisco ai tanti insulti, parolacce, gesti volgari se non ai comportamenti propriamente rischiosi effettuati quando si sta guidando sia quando non si considera “l’altro” (superando veicoli quando non si può sapere se sopraggiunge in direzione opposta un’altra vettura, non azionando le “frecce” indicando agli altri l’intenzione di svoltare, etc.) sia quando esprimiamo intenzionalmente l’aggressività nei confronti di un altro guidatore.
Fanno parte di quest’ultima categoria i comportamenti legati alla cosiddetta “road rage”, traducubile con “rabbia al volante”, in cui la persona prova un’emozione aggressiva in cui vi è comunemente l’intenzione di comunicare all’altro guidatore di essere arrabbiati nei suoi confronti. Alcuni esempi classici sono il disturbare “l’altro” suonando con insistenza il clacson o inserendo i fanali abbaglianti o avvicinandosi al mezzo altrui “invadendo” il suo spazio privato (e quindi la sua sicurezza…) sia andandolo quasi a tamponare che talvolta frenando bruscamente per “infastidire” l’auto che si precede.
Statisticamente si è visto che il comportamento che innesca con più facilità la reazione di rabbia è quando ci si vede “tagliare” la strada da un altro veicolo, al 4° posto troviamo essere imbottigliati nel traffico e al 6° il non azionare gli indicatori di direzione prima di svoltare.
Dal punto di vista psicologico è interessante analizzare queste dinamiche che fanno parte della nostra quotidianità perché permettono di mettere in luce alcuni meccanismi della nostra mente.
Guidare permette di evidenziare alcune nostre caratteristiche personali perché l’automobile è un mezzo tecnologico che “altera” alcuni dei nostri parametri naturali (direi spazio/temporali anche se come affermazione suona un po’ enfatica…) modificandoli e collocandoli in contesti molto diversi da quelli per i quali siamo stati evoluzionisticamente modellati.
Mi spiego meglio. A (quasi) nessuno verrebbe in mente di urlare alla persona che ci precede alla fila di un ufficio postale “Dai, vai/vada avanti!” dopo un paio di secondi che si è liberato l’operatore che serve la fila, eppure è abbastanza comune che dopo un’attesa di pochi secondi, le auto che precedono la vettura che non “scatta” al semaforo verde suonino con una certa insistenza.
Questo accade perché l’esperienza di guida modifica sia il nostro spazio personale che il tempo percepito. L’auto crea una distanza emotiva (psicologica) maggiore rispetto il contesto naturale rappresentato da due pedoni che si trovano alla stessa distanza oggettiva. Il fatto di essere “chiusi” all’interno della propria vettura ci induce a pensare di essere più “al sicuro” nei confronti di possibili ritorsioni altrui modificando di conseguenza cosa ci possiamo permettere, o meno, di fare alle altre persone.
Ciò significa che, malgrado possa sembrare bizzarro, percepiamo più emotivamente distanti quelle persone che si trovano in auto rispetto le stesse persone, alla stessa distanza fisica, che si trovano a piedi.
Il fatto poi che, se si guida, si abbia la possibilità di essere fisicamente molto distanti in pochi secondi altera anche la percezione del tempo.
A questo riguardo, i pochi secondi successivi allo “scattare” del semaforo verde sono percepiti come molto più “lunghi” rispetto quelli attesi alla fila postale così come mentre guidiamo il sapere che, si può essere fisicamente distanti da una persona sconosciuta che abbiamo offeso pochi istanti prima, ci permette di credere che molto velocemente rientreremo in una zona di confort/sicurezza che non esiste nello scenario di un comportamento simile tra due persone a piedi.
I comportamenti automobilistici sono, a mio avviso interessanti da studiare proprio perché, in questo scenario diverso rispetto quello tradizionale, è possibile notare (un po come fosse un termometro dello stress diffuso nella società) il lato talvolta aggressivo che in altri scenari viene negato, censurato o represso.
Modificando la nostra percezione relativa il controllo, la sicurezza, il tempo e lo spazio, la guida ci permette di vedere alcuni aspetti psicologici molto indicativi della nostra personalità e di come generalmente gestiamo lo stress.