La Psicologia Positiva
Per Psicologia Positiva si intende quella parte della Psicologia che ha come scopo lo studio scientifico e l’applicazione di un nuovo paradigma che non è orientato unicamente alla “cura” di disagi/disturbi che coinvolgono la sfera psicologica ma include anche il potenziamento di competenze/capacità psicologiche al fine di migliorare la qualità di vita delle persone.
In altri termini il paradigma della Psicologia Positiva sposta l’attenzione da “come rimediare ad un problema” psicologico a “come migliorare il proprio benessere”; c’è una differenza sostanziale, infatti, tra “non stare male” e “stare bene”.
Tale differenza è stata anche sancita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha definito la salute come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”.
Con una similitudine che mi sembra calzante, il paradigma classico polarizzato sulla patologia può essere visto un po’ come il reparto pronto soccorso di un ospedale perché teso a risolvere delle situazioni piuttosto gravi mentre la Psicologia Positiva può esser considerata come una serie di servizi anche extra-ospedalieri che hanno lo scopo di far viver meglio (dalle palestre alle farmacie, ai percorsi verdi, ecc.).
E’ chiaro che i pronti soccorso sono utili e preziosi ma è altrettanto chiaro che è a dir poco limitativo far coincidere con la traumatologia il bisogno e la richiesta di salute espressi dalle persone.
Uno degli assunti fondamentali della Psicologia Positiva è che per avere vite appaganti e significative non basta non avere disagi/disturbi psicofisici ma occorre che siano coltivate delle capacità che ci rendano più felici e soddisfatti di come stiamo conducendo le nostre vite.
Una simile cornice teorica era già stata concettualizzata dal movimento chiamato Psicologia Umanistica negli anni cinquanta dal secolo scorso ma, il fatto di rendere oggetto di studio scientifico delle facoltà squisitamente umane ed enfatizzare la loro importanza e il loro ruolo anche per rendere più efficaci dei percorsi terapeutici, contraddistingue la Psicologia Positiva.
Il prof. Mihály Csíkszentmihályi, co-fondatore insieme al prof. Martin Seligman della Positive Psychology (il movimento americano della Psicologia Positiva), ha studiato per oltre trent’anni cosa rende la vita delle persone più appaganti e significative e una delle cose che ritengo più interessanti della teoria che ha sviluppato (l’Esperienza Ottimale) è che, al fine di perseguire un certo grado di felicità, siamo in qualche modo obbligati a modificare continuamente le nostre esperienze attraverso un delicato equilibrio di capacità personali percepite e contesti dove queste vengono messe alla prova.
Non riuscire ad armonizzare questi due aspetti può condurre nel breve termine all’ansia o alla noia e nel lungo periodo comporta anche vite poco soddisfacenti e poco significative.
In questo frangente siamo molto distanti dal paradigma classico che vede l’assenza di un problema come obiettivo auspicabile, ci troviamo piuttosto in una situazione dove lo sviluppo e il potenziamento delle capacità umane sono finalizzati al benessere psicofisico e alla realizzazione di noi stessi.
Questo contesto prevede un continuum che da una parte considera la malattia e dall’altra la piena felicità personale attraverso la realizzazione dei nostri obiettivi di vita.
Non è un caso che la Psicologia Positiva ha avuto come uno dei primi ambiti applicativi lo sport; gli atleti (le persone “in salute” per antonomasia) per raggiungere dei grandi obiettivi sportivi hanno l’esigenza di coltivare aspetti psicologici quali la disciplina, la costanza, la dedizione, l’impegno ecc., al fine di essere in grado di affrontare le sfide che vogliono perseguire.
Chiaramente il supporto psicologico offerto da professionisti del settore non serve loro per “non stare male” ma per riuscire a raggiungere gli obiettivi stabiliti che li renderanno soddisfatti.
Quello dello sport è un settore specifico ma è anche un’efficace metafora per tutti noi che abbiamo le nostre “sfide” da vincere (o comunque alle quali vogliamo almeno partecipare!) quotidiane, le nostre “tabelle di marcia” da rispettare e i nostri obiettivi da perseguire dove applicare i principi della Psicologia Positiva.
[…] chiamo Massimo Agnoletti, sono uno psicologo esperto di Esperienze Ottimali e Psicologia Positiva che utilizza l’approccio integrato PNEI […]