Lo sconosciuto Babbo Natale e il principio di Cialdini
Il periodo natalizio, oltre ad avere per i cattolici un significato particolare legato alla Bibbia, rappresenta un momento dedicato ad alcuni temi fondamentali per l’uomo: la natività cioè la celebrazione della perpetuazione della vita attraverso la realizzazione di nuova vita e del significato intrinseco del donare qualcosa ad un’altra persona.
In quest’articolo mi concentrerò su quest’ultimo aspetto perché penso che sia interessante analizzarlo dal punto di vista psicologico per le numerose e sottili implicazioni che comporta.
Nel dizionario “donare” viene definito come: “Dare spontaneamente qualcosa a qualcuno senza compenso”, “regalare” sinonimo di “donare” ha un significato identico.
Molti di noi sentono un contrasto molto forte tra questa visione puramente altruistica e il sentimento che proviamo quando sentiamo quasi “l’obbligo” di regalare qualcosa a qualcuno perché “è così che si fa” nel periodo natalizio.
Il senso di obbligatorietà per non sentirsi socialmente giudicati (“ma come io ho fatto un regalo a te e tu non hai fatto un regalo a me?”) è molto forte e naturalmente sostenuto e sfruttato anche dal settore commerciale che vede in questo meccanismo un’ottima opportunità di generare profitti.
L’industria dei regali è però una conseguenza non la causa di un meccanismo psicologico che caratterizza l’essere umano.
In quanto specie umana siamo contraddistinti dal fatto di generare comportamenti altruistici molto più delle altre specie animali. Alcuni biologi sostengono che questo altruismo è solamente un egoismo mascherato che sottende sempre il fine ultimo di far sopravvivere i nostri geni oppure, come alternativa alla visione ortodossa, che si tratta di un aberrazione dal punto di vista evoluzionistico nella quale i fattori culturali sono talmente potenti ed in contrasto con quelli più squisitamente biologici che hanno generato nel tempo questi fenomeni apparentemente assurdi dal punto di vista biologico.
Come nel racconto natalizio vittoriano”Christmas Carol” di Charles Dickens questi biologi sembrano chiedersi con l’avaro protagonista della storia Mr. Scrooge il significato del Natale: perché dare in regalo qualcosa a qualcuno quando si potrebbero risparmiare quei soldi tenendoli per noi stessi?
In una società in piena crisi economica come quella attuale la stranezza di questi comportamenti appare ancora più appariscente, eppure continuiamo a perpetuare questo rituale, ridimensionando forse il budget, ridimensionando forse il raggio di parenti e amici che beneficeranno di questa nostra azione mantenendo comunque viva questa tradizione perché la consideriamo importante.
Per chi non fosse convinto di quanto detto, pensi ai bambini; anche in piena crisi economica nessun genitore se la sentirebbe di negare (e di negarsi) il momento in cui il proprio piccolo scartando il regalo sorride entusiasta e soddisfatto nel vedere il dono arrivato da Babbo Natale.
C’è un significato molto più profondo di quanto generalmente considerato nell’ atto di attribuire il regalo dei nostri figli (che abbiamo pagato noi!) ad un perfetto sconosciuto che entra nelle nostre case la notte di Natale mentre tutti dormono.
Questo significato è radicato nell’umano, è legato al soddisfare la nostra naturale esigenza di fare qualcosa che vada “oltre” i nostri interessi strettamente utilitaristici e/o egoistici.
Molti scienziati sociali hanno dimostrato che i beni materiali non hanno una corrispondenza lineare con la felicità ma che anzi una vita più gratificante e significativa è caratterizzata dallo sviluppo delle potenzialità personali al servizio di un obiettivo che è superiore rispetto i propri interessi utilitaristici.
Dal punto di vista psicologico l’atto di donare è un qualcosa di talmente forte che ci sentiamo “in debito” quando non contraccambiamo.
Il prof. Robert Cialdini ha studiato a fondo questo fenomeno umano che viene impartito a tutti fin da bambini e lo ha chiamato “principio di reciprocità”: non devi prendere dagli altri senza dare qualcosa in cambio.
Citando Cialdini, “abbiamo coniato parole poco lusinghiere per coloro che non danno nulla in cambio quando prendono qualcosa dagli altri. Chiamiamo questi individui parassiti, ingrati, scrocconi e nessuno di noi vuole essere etichettato con questi termini, né vuole che le altre persone lo considerino sotto questa luce”.
Il Natale insegna ai nostri bambini quanto bello è ricevere (tanto più da uno sconosciuto come Babbo Natale che non chiede nulla in cambio…) così che da adulti comprendano il significato di donare perché solo così potranno avere vite significative, soddisfacenti basate su una socialità gioiosa ed efficace.
L’atto di donare non fa bene solo a chi riceve il dono ma anche a chi compie questo comportamento altruistico proprio perché per essere felici e soddisfatti delle nostre vite abbiamo bisogno (egoisticamente!?) di fare “del bene” agli altri.