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24 Novembre 1859: viene pubblicato il concetto evoluzionistico del meccanismo della Selezione Naturale 

Il 24 Novembre del 1859 viene pubblicato e presentato alla Linnean Society di Londra un libro intitolato “L’Origine delle Specie per mezzo della Selezione Naturale” scritto dal naturalista inglese Charles Darwin.

Spesso si fa ricondurre a Darwin l’idea stessa di evoluzione ma storicamente non è stato lui a concettualizzarla, ciò che rese e rende grande e attuale questo signore è il fatto che propose uno dei meccanismi stessi dell’evoluzione portando a conferma della sua tesi una sterminata serie di osservazioni naturalistiche.

Le innumerevoli osservazioni e rilevazioni raccolte durante vari viaggi durati diversi anni resero più solido e credibile non solo il concetto evolutivo di per se ma anche uno dei meccanismi di funzionamento: la selezione naturale.

Ciò che rese tanto popolare e credibile la tesi di Darwin, anche nel contesto culturale dell’epoca, fu che il filo logico documentato dalle osservazioni raccolte conduceva gradualmente da assunti iniziali largamente condivisibili ad un risultato finale apparentemente inconcepibile (per l’epoca vittoriana) e cioè non solo che l’uomo va contestualizzato così come qualunque altro animale all’interno della sfera biologica ma anche che tutti gli esseri viventi sono imparentati tra loro.

In effetti, che si tratti di uno scimpanzé o di un batterio unicellulare, di un’ ameba o un di un abete, ora sappiamo che esiste un legame tra noi e questi esseri viventi perché abbiamo avuto un organismo comune dal quale ci siamo evoluti.

Anche oggi fa un certo effetto pensare che in qualche modo siamo imparentati evoluzionisticamente alla zanzara che ci tormenta d’estate o all’erba che abbiamo in giardino ma è proprio questa la forza dell’idea controintuitiva resa popolare da Darwin: siamo tutti esseri viventi imparentati gli uni con gli altri. Questa parentela non ha un solo e mero valore storico ma significa che non possiamo più considerare l’essere umano come un essere “super partes” originato da forze totalmente diverse da quelle degli altri abitanti del pianeta.

Dai tempi di Darwin la scienza ci sta indicando che l’uomo va collocato all’interno della sfera naturale e non va più inteso come scorporato da tutto il resto della natura.

Nell’epoca vittoriana di Darwin affermare ciò che oggi diamo (quasi) per scontato sconvolse la visione dell’uomo dell’epoca caratterizzata dal considerare l’uomo al centro di un universo creato da Dio.

Per dare un’idea del contesto culturale dell’epoca riporto le parole del vescovo di Oxford, Samuel Wilberforce, accanito oppositore delle teorie darwiniane:

 «Amici miei, dalla teoria del signor Darwin è possibile trarre soltanto due conclusioni: O che perfino l’uomo è privo di un’anima immortale o che al contrario ogni creatura vivente e perfino ogni pianta ne possieda una; ogni gambero, ogni patata, perfino il comune lombrico. Se tutto questo fosse vero credo proprio che nessuno di noi troverà il coraggio di consumare il tradizionale roastbeef inglese quando torneremo a casa stasera.Vedo che non sono riuscito a fare breccia sul signor Huxley, allora gli farò una domanda, una sola: Vorrei sapere se è per parte di suo nonno o per parte di sua nonna che si dichiara discendente dalla scimmia

Capisco quanta repulsione possa aver attratto la teoria darwiniana in una società vittoriana in cui essere paragonati ad animali veniva vista come un offesa (d’altronde anche dopo più di 150 anni lo è anche adesso…almeno in parte…) ma reputo che i progressi che si sono registrati dal quell’epoca grazie a gente come Darwin sono stati incredibili ed inaspettati. Paradossalmente ed ironicamente trovo il messaggio che caratterizza il lavoro di Darwin quasi ecumenico e di una bellezza unica e infinita perché da esso si evince che tutti gli esseri viventi condividono lo stesso originale disegno biologico dal quale ci siamo differenziati, oltre ad avere un parente comune, viviamo nello stesso mondo in cui ne condividiamo risorse e leggi naturali.

Ricollocando l’uomo nell’ambito del biologico ha permesso di considerare frutto della natura anche la sua caratteristica più unica: la sua mente. Se non fosse per persone come Darwin la psicologia non sarebbe probabilmente mai nata e lo studio scientifico della cosa che ci caratterizza più grandemente rispetto tutti gli altri esseri viventi, la nostra attività mentale, non sarebbe stata possibile perché sarebbe rimasta l’oggetto di studio unicamente della filosofia.

La mente essendo ormai considerata come prodotto delle leggi che governano tutti gli esseri viventi poteva essere intesa come oggetto di studio scientifico delle scienze naturali applicandone i principi e le metodologie comuni a questo ambito speculativo.

Essere consapevoli del messaggio darwiniano a mio avviso può aiutare grandemente la nostra e le generazioni future a considerare il nostro mondo non più unicamente attraverso una visione miope di un individualismo assai limitato bensì dovrebbe ricordarci che siamo gli esseri viventi più consapevoli (e quindi più responsabili) di questo legame biologico che ci accomuna.

Condivisione, rispetto delle differenze, appartenenza ad un sistema in cui le risorse sono limitate sono tutti aspetti che ritengo essere molto attuali.

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